CRONACA DI UN'IDEA
Sul cadere del sole di una rovente giornata del luglio 1853, Re Ferdinando II di Borbone stava alla vista del Casino la quale guarda al mare; pigliava ristoro di una baca di venticello che spirava da quel lato. L’occhio gli cadde sul laghetto sottostante e un pensiero gli spuntò nella mente; lo trovò buono e l’agganciò di vigore!
“Fa venire l’Ingegnere Quaranta!” fece all’Ufficiale di campo.
“Don Camillo, guarda quel laghetto! Dobbiamo metterlo in comunicazione col mare; ne verrà un porticciolo che recherà fortuna! Distendi il progetto!”
Tante volte il Re s’era sporto da quel lato e il pensiero non era nato mai!
E la turba dei prudenti prese a catoneggiare: “Non vale la pena sperperare danaro che non realizzerà aspirazioni di sorta, in un villaggio al di sotto di un migliaio di abitanti. Ma Re
Ferdinando era monarca assoluto; dava ascolto ai consigli degli amici, quando li trovava sereni; quella volta lasciò dire senza porre mente.
E non andò posto indugio. Il giorno 25 di quel luglio 1853 i contorni del pel aghetto brulicavano di popolo: operai accorsi dai vari angoli dell’isola e anche di fuori, si tenevano in
arnese di lavoro; il Re diede il primo colpo di piccone alla roccia che doveva andare squarciata per aprire il riflusso al mare; gli uomini del lavoro attaccarono la nobile impresa!
Gli accorgimenti al porto andavano a tutto vapore; fu bastevole un anno appena per trasformare il pantanellum – così veniva indicato nelle antiche carte lo specchio di acque stagnanti –
in un gingillo di rara bellezza, inghirlandato di colline rivestite di olivi, di cedri e d’aranceti.
L’inaugurazione si svolse le ore cinque pomeridiane del 17 settembre 1854, tra il festoso gioire del popolo.
[O. Buonocore “Monografie storiche dell’isola d’Ischia, 1954]